L’affettività è una fortuna cari Pennini.
Oggi ho intenzione di toccare questo argomento delicatissimo con un volo d’aquila veloce, giusto per dare una base per i prossimi articoli al riguardo.
L’affettività è un concetto estremamente soggettivo, ma checché se ne dica, tutti pensiamo sia qualcosa di uguale per tutti, ma mi dispiace: non è così ( sì è stranissimo anche per me, ma pazienza… ).
Mi piacerebbe prima di tutto mettere in chiaro che cosa sia l’affettività, e chi meglio di Sua Eminenza Wikipedia può dircelo?
“ L'affettività è un aspetto delle funzioni psichiche, che definisce lo spettro di sentimenti ed emozioni negative (frustrazione, rabbia, tristezza, solitudine ecc.) e positive (gioia, soddisfazione, serenità, contentezza, ecc..) dell'uomo, in risposta all'ambiente in cui vive e alle relazioni sociali di cui si circonda, in particolare di quelle familiari e amicali, caratterizzate da un'intimità e un legame più intensi. ”
Se volete ve lo spiego come la vedo io: l’affettività è letteralmente il volume che determina l’intensità emotiva di ciò che proviamo davanti alle condizioni che ci provocano la reazione.
Come potete vedere l’affettività viene condivisa in tutti gli aspetti emotivi. Quello che ci “ divide ” è l’intensità dei colori che usiamo nei sentimenti di tipo negativi oppure positivi. Ma non è tutto, un’altra leva che ci divide ulteriormente è la vera e propria anaffettività: cioè la totale mancanza di emotività, sia negativa che positiva.
Ovviamente ho fatto un articolo che sottolinei come la classificazione di negatività \ positività delle emozioni sia qualcosa di abbastanza generico e poco chiaro: se volete rileggete pure al seguente titolo Le emozioni: sono negative o positive?
Proseguiamo.
Queste “ colorazioni ” non sono una conseguenza che si può cambiare in maniera arbitraria, infatti sono scelte quotidiane fatte più e più volte con lo scorrere dei giorni, dei mesi e degli anni che ci portano in una direzione o in un’altra o in entrambe.
Ovviamente queste scelte non sono fatte a caso, ma spesse volte si arriva fino al punto in cui ci si lascia trasportare dalla tradizione che si è sempre perseguito e si finisce a non scegliere più, ma a comportarsi come si è sempre fatto, in quanto la strada risulta talmente asfaltata bene che si preferisce proseguire piuttosto di acquisire nuove abitudini ( che potrebbero migliorare o peggiorare la situazione ).
Il nostro cervello teme la novità per il semplice motivo che la vede più come un attacco che una opportunità, questo perché si è evoluto per il riconoscimento e allontanamento del dolore piuttosto che la ricerca del benessere.
Perciò la via più difficile di tutte è costruire in modo cosciente una affettività positiva.
La totale anaffettività o l’affettività negativa tendono ad essere le strade più battute in quanto favorite.
Pensate al sensazionalismo dei media: quante sono le notizie positive? E quante negative?
Non è che c’è un complotto dietro a tutto questo, anzi! È proprio perché siamo più propensi a dare attenzioni a notizie negative che, alla fine dei conti, le testate giornalistiche arrivano a preferire di gran lunga i titoloni scandalosi piuttosto che ( per esempio ) alla bellezza della notizia che riguarda quanti bambini sono nati nell’ultimo anno.
Non importa a nessuno delle cose belle! E questo proprio per via della struttura mentale più propensa a identificare e rifuggire la negatività piuttosto che ricercare la positività.
Adesso non sto accusando nessuno di essere passivo, questa cosa con l’avvento di internet sta cambiando, perché finalmente le persone non sono più inerti davanti ad uno schermo che può solo comunicare in un’unica direzione, ma possono cercarsi l’informazione che preferiscono.
Ovviamente questo non è solo un aspetto positivo in quanto dà spazio a cose come le fake news che, in un mondo analfabeta funzionale come questo, e davvero un dramma. Vabbè questo è un discorso che faremo prossimamente, adesso proseguiamo.
Mentre giravo per il web, ho trovato un articolo interessante ( https://www.culthera.it/2019/11/08/5070/ ) e una sua frase sui bambini, che merita di essere riportata, diceva:
“ Il futuro c’è per chi ha avuto la fortuna di avere chi gli ha permesso di immaginarlo ”
Cosa significa questo?
Che un futuro di cambiamento parte principalmente dalle relazioni sociali che instauriamo da bambini, e se non ci viene permesso nemmeno di immaginare e \ o toccare con mano il cambiamento a causa dell’anaffettità trasmessa attraverso le generazioni, accade che quel futuro adulto non potrà mai permettersi nulla di diverso da ciò che gli verrà inculcato.
È nel momento in cui un genitore non educa il figlio alla cura emotiva e al calore affettivo, rendendolo incapace di amare e farsi amare liberamente, che lo prepara a mantenere sempre un certo distacco dagli altri.
Perciò potete ben capire che questo aspetto della vita, come ogni caratteristica l’esistenza umana può assumere, non può semplicemente rimanere là abbandonato e sperare che dia frutto autonomamente, va prima di tutto trasmesso, coltivato e cresciuto dedicandoci tempo e pazienza.
Quando le emozioni divengono importanti ?
Nelle relazioni sia con sé stessi che con gli altri.
Quando invece non c’è affettività… tutto il “ teatrino ” si smonta, appiattendosi in maniera inequivocabile.
Direi che con oggi abbiamo già messo moltissima carne al fuoco.
Non voglio dilungarmi oltre con altre informazioni perché questo è un argomento a me molto caro e cercherò nelle prossime settimane di lavorarci intensamente per poter trasmettere al meglio più informazioni possibili: la sensibilizzazione si è sempre rivelata un’arma molto efficacie per migliorare la vita delle persone e non voglio farne a meno.
Sperando di aver fatto cosa gradita con questa mia digressione, mi preparo all’idea di aver messo un po’ di chiarezza in più e qualche domanda nuova nella vostra mente, in modo da soggiogare il vostro volere al mio dominio! >:3
Ringrazio ognuno di voi e vi attendo numerosi sia qui che nella mia pagina patreon per il mio esclusivo corso settimanale sull’amore.
Vi auguro una buona serata.
Grazie a Cup of Couple per l’immagine
Sempre vostra, Iro Järvinen
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