Grafologia teorica e pratica

Le 2 dimensioni della forza

Pennini, oggi voglio parlarvi di cose difficili ( che novità -.-’ ).
Sono una persona dal carattere forte, ma fino a qualche settimana fa lo credevo per le motivazioni sbagliate. Mi spiego peggio.
 
Io sono sempre stata una persona che reagisce, e credo che la cosa possa trasparire anche da come scrivo.
Quando ho un problema, apro lo scatolone fabbricone e mi metto a lavorarci su fino a che non sciolgo il nodo ( o i nodi… ).
Questo fa di me una persona forte? Forse, proseguiamo.
Quando le cose non vanno come dovrebbero reagisco con forza. Questo fa di me una persona forte? Mmm… andiamo avanti.
 
Ora, potrei andare avanti altri 10 minuti a descrivere come il mio modo di essere possa in qualche modo rientrare nella sfera delle personalità forti, e quello che voglio dire oggi è che ci sono fattori ambigui che potrebbero farvi credere che la persona che avete difronte rientri effettivamente nell’essere forti.
 
Io ritengo sia importante prima di tutto capire che cosa significa essere forte.
La prima cosa che mi viene in mente che possa definire una cosa forte è la sua capacità di rimanere illesa difronte alle avversità.
Ma a quali avversità ci riferiamo? Un vento forte? Un terremoto?
Una casa antisismica non è forte perché rigida, è forte perché elastica.
Non è che più l’oggetto è rigido e più è facile che sopporti lo sforzo di resistenza.
Il vetro è di una resistenza pazzesca, ma basta un colpetto nel punto giusto e tutto il blocco cade a pezzi.
Quindi essere forte non significa essere rigidi, essere forti significa anche avere una certa componente di elasticità.
La resistenza deve quindi essere accompagnata da una buona dose di capacità di deformarsi per poi tornare alla posizione iniziale una volta concluso lo stress, ma anche un elastico può spezzarsi se sottoposto ad uno sforzo troppo estremo.
Cosa serve allora?
Probabilmente va calibrato in base alla necessità, un elastico più spesso e resiliente, ma quell’elastico allora non avrà una grande sensibilità quanto una grossa resistenza di carico, ciò significa che ci sono elastici buoni per determinati ambiti ove è prevista una portata più alta e elastici più buoni per ambiti meno stressanti.
Ci sono molle ( come gli ammortizzatori per automobili ) che risultano di una tensione pazzesca. Non sono utili per farci giocare un bambino. E poi ci sono molle da motrice che, paragonate a quelle delle utilitarie, risultano di una resilienza pazzesca.
È un po’ il concetto della fisica: ci sono contesti in cui si lavora con particelle così piccole che non è materialmente possibile vederle se non solo attraverso qualche manciata di dati che andranno letti secondo modelli statistici che ne dimostrino la presenza, per poi muoversi fino all’immensità dell’astrofisica che gestisce la potenza impetuosa dei buchi neri all’interno delle galassie.
La forza, Pennini miei, non è un argomento semplice, per questo è fondamentale vedere quali persone sono adatte a quale tipo di stress.
Allo stesso modo, quando si parla delle persone, ci sono forze d’animo diverse e sono commisurate all’entità dello sforzo cui questi individui dovranno essere sottoposti, per questo non tutti sono adatti a fare lo stesso lavoro, o stile di vita.
Avere delle debolezze non significa essere deboli, significa che si è persone vere e ritengo che la forza debba rientrare comunque nel contesto di vita in cui la persona si inserisce.
Non esistono persone più o meno forti, e non è certo la violenza di una reazione emotiva a determinare la forza delle persone, anzi, più la reazione emotiva è decisa e più la persona è stata ferita nel profondo, proprio nella sua parte più debole.
Una persona forte poi non è nemmeno colei che non reagisce minimamente, infatti non avere alcun tipo di reazione significa proprio completa indifferenza poiché non viene toccata nessuna parte della propria sfera di competenza, di conseguenza non fatevi abbindolare nemmeno dalla troppa calma di un individuo.
La vera forza è un insieme di almeno due fattori: l’equilibrio fra la sensibilità e la portata di una persona.
La sensibilità ( esattamente come una bilancia ) è la reattività di una persona ( stimolo minimo rilevabile a cui è in grado di reagire ), mentre la portata è la sua capacità di sopportazione dello stress ( inteso in qualsiasi sua forma: emotivo, fisico, ecc. ).
Ci sono le bilance da container che hanno una sensibilità pessima e una portata spettacolare, se ci metterai sopra un pacchetto con un chilo di caffè essa non sarà minimamente in grado di rilevarla ( la sensibilità è il peso minimo necessario che possa far abbassare il piatto ) mentre la portata è il peso massimo che la bilancia è in grado di rilevare, se invece la portata massima di una simile bilancia è di 20 tonnellate, nel momento in cui doveste caricarci su 25 tonnellate, la bilancia segnerebbe sempre il valore pari a 20.
 
Oggi portatevi a casa questa informazione: non esiste nessuno più forte di tutti e nessuno più debole di tutti, sarebbe come dire che per strada noi saremmo sempre davanti ad un’altra auto e allo stesso tempo non arriveremo mai primi da nessuna parte in quanto ci sarà sempre qualcuno difronte a noi, perché non è un gioco a vincere, e nemmeno a perdere, è un gioco a chi, nonostante tutto, rimane in strada dandosi la possibilità anche di evitare l’autostrada poiché, saggiamente, non ritiene di avere la cilindrata per raggiungere la velocità minima consentita. Questo fa di noi dei falliti?
No. questo fa di voi persone che hanno riconosciuto quale che sia il proprio campo di appartenenza.
Essere forti alle volte, significa rinunciare all’apparenza di mostrarsi tali arrivando ad avere rispetto per le proprie capacità e anzi facendo di loro un tesoro magnifico.ù

Grazie a cottonbro studio per l'immagine
 
Sempre vostra, Iro Järvinen
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