Avere ragione o essere “ migliori ” ?
Mi è capitato in questi giorni di riflettere molto su questa cosa Pennini miei.
È capitato un fatto… ( anzi più di uno ) e devo essere sincera, fino a quel momento credevo che avere ragione fosse il modo più efficacie per affermare il nostro essere migliori.
Allora “ avere ragione ” è un aspetto che durante una diatriba, non necessariamente decreta la nostra “ superiorità ” sull’altro… perché? Per il semplice ( quanto complesso ) motivo che dipende dalla situazione. Ci sono volte in cui avere ragione serve solo a decretare chi deve risarcire chi...altre volte che non serve a nulla: perché non cambierà nulla a prescindere.
Il primo caso è riferito alle situazioni in cui una persona subisca un torto e quindi ricorre alle assicurazioni, o, alla peggio, ad un giudice.
Ma provate a pensare alle situazioni in cui si sta discutendo con un amico o con un familiare, dubito si arrivi ai coltelli ( quanto meno lo spero ), però rimane che chi ha ragione spesse volte abusi della sua posizione per pressare il proprio avversario.
È un evento che, purtroppo, accade molto facilmente: diventa peggio quando la reale vittima della situazione non viene riconosciuta come tale e quindi il carnefice fa leva sull’opinione generale per screditare ulteriormente il proprio avversario.
È un grosso problema questo.
La questione “ avere ragione ” è un argomento estremamente delicato, e, più che mai, va trattata con i guanti.
Il fatto di avere ragione in una situazione non ci rendere persone migliori di altri. La ragione inizia e finisce all’interno del fattaccio, poi è necessario ritornare alla propria vita.
Avere moralmente ragione non necessariamente coincide con l’avere legalmente ragione.
Basti pensare come sono nel 1996 fosse stato decretato illegale lo stupro.
Prima di quella data se una donna subiva violenza carnale, al massimo si dava una lavata di testa allo stupratore, e poi tutti a casa in quanto la legge non si preoccupava minimamente di simili questioni.
Quando si cerca di dimostrare la propria posizione per ottenere la ragione, significa che è già troppo tardi: il fattaccio è già successo e ci sono già stati danni o feriti.
Avere ragione alla fin fine è solo una constatazione di fine corsa per decretare chi deve pagare cosa.
Punto.
Avere ragione è una procedura complessa alle volte, e ( stranamente ) serve anche per determinare una miglioria nei rispettivi comportamenti, quindi non solo per chi ha subito il torto ma anche per chi lo ha provocato.
Avere ragione perciò rende migliori tutti, a prescindere da chi siamo: ovviamente devono usare questo modo di pensare entrambe le controparti, altrimenti siamo punto e a capo.
Ci sono modalità di lavoro, all’interno delle aziende, che tengono profondamente conto degli incidenti, quindi non solo si preoccupano di ripristinare immediatamente il regime lavorativo, ma addirittura modificano intere filiere di produzione al fine di non provocare più quella condizione critica. Io chiamerei tutto questo: Prevenzione.
Esattamente. Avere ragione è un aspetto marginale di un processo molto più complesso e ampio, e se lo si vuole vedere in proporzione ad un intero sistema sociale: scopriremo che avere ragione è un tassello poco più importante del classico quieto – vivere.
Siamo partiti con il concentrarci su come avere ragione risulti una condizione necessaria per determinare un eventuale risarcimento, per poi proseguire scoprendo che il risarcimento è solo un passaggio marginale di un complesso ben più ampio all’interno del quale è importante migliorare cambiando e riassettando i processi in modo da prevenire la stessa condizione.
Avere ragione rende migliori solo se si impara a farne un guadagno per il futuro e non un piedistallo sopra cui salire per avere la nostra rivincita in una vita in cui ( forse ) ci sentiamo sempre sminuiti.
Se ci sentiamo sminuiti non dobbiamo cercare l’occasione d’oro per poterci rivalere su chiunque cada in quella condizione, ma è un lavoro di autostima e valorizzazione quotidiano che non ha nulla a che fare con l’aver ragione nelle diatribe.
E voi? Che ne pensate?
Grazie a Brett Jordan per l'immagine
Grazie a Brett Jordan per l'immagine
Sempre vostra, Iro Järvinen.
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