Pennini.
Esiste qualcosa di davvero insignificante?
In questo mio post del giorno, voglio andare oltre le apparenze e farvi riflettere su cosa sia importante e cosa non lo sia.
Come abbiamo detto più e più volte, la mente umana non distingue fra ciò che è reale e ciò che non lo è; tutti giochiamo alle nostre regole, ma la realtà è complessa, ampia e tutte le conseguenze dei nostri personalissimi ragionamenti non rientreranno mai interamente nelle nostre aspettative, perché infatti accadranno sempre degli imprevisti dovuti a condizioni ed eventi talmente ampi e di portata mondiale che non possiamo immaginarlo.
Ma allora: cosa ci spinge a proseguire nonostante la piena consapevolezza di essere insignificanti davanti all’immensità di questo universo?
Andate a fondo dentro di voi e scoprirete che sapete perfettamente di non esserlo.
Credetemi, se pensassimo davvero, nelle più recondite profondità del nostro Io, di essere insignificanti, ci scommetto quello che volete che non spendereste un solo minuto in più dentro questa Terra, luogo in cui non siamo altro che ospiti di passaggio.
Ma allora? Pensare di essere insignificanti tipicamente ( non sempre ) è una conseguenza data dalla semplificazione di un paragone alquanto farlocco quanto utilizzato: io sono piccolo rispetto alla grandezza di… ( e potete metterci la vostra popolarità, la dimensione del pianeta o dell’universo, l’importanza che avete rispetto alla gerarchia aziendale, ecc… ).
Esatto, si tende a dire che più una cosa, un concetto o qualcuno è piccolo in senso dimensionale, meno conta in quanto più difficile da vedere.
Questo ragionamento superficiale quanto facile da ottenere, è esattamente il contrario dell’entità della realtà dei fatti.
Andiamo nella dimensione più impercettibile della realtà: l’energia. Tutto è energia, particelle, atomi, molecole, materia, massa,… tutto. Non c’è una sola parte dell’intero universo che non sia composta da quella “ cosa ” estremamente labile e “ insignificante ” chiamata energia.
Nessuno la vede, nessuno la tocca.
Addirittura esistono forme di materia e di energia dette oscure poiché non sono né visibili né rilevabili, che influenzano in modo altamente incidente la dimensione dell’universo e la coesione di intere galassie. Nessuno vede queste cose, ma è grazie alla loro presenza se noi, in questo pianetino, possiamo contare sulla stabilità del sistema Via Lattea che ci contiene.
Ma allora: che cosa è insignificante?
Nulla. Davvero nulla.
Il pensiero stesso è considerato tale…
Quella piccolissima, quasi invisibile scintilla che attiva il collegamento fra neuroni, se ripetuta per milioni di miliardi di volte, mette in piedi o letteralmente distrugge la nostra vita.
Se davvero un pensiero è facile da direzionare, provate a pensare a qualcosa di positivo mentre state litigando pesantemente con una persona a voi cara. Scoprirete senza mezzi termini che anche solo “ la banale ” constatazione del fatto che state litigando, risulta essere quasi impossibile se non accompagnata da una pluralità di tentativi precedenti atti ad allenare la mente a non proseguire passivamente giù per l’ascensore di sola andata per la frustrazione dentro cui viaggiate.
La mente è come la muscolatura del corpo: più la si allena a sollevare pesi attraverso i livelli di lavoro posizionati in più piani, e più è in grado di gestire ragionamenti complessi e lenti.
Proviamo a fare un lavoro a steps.
Gli stati emotivi per natura sono automatismi veloci basati sull’ottimizzazione di processi che in modo consapevole o meno, sono stati usati in maniera massiva nel corso del tempo, e la nostra mente ci ha “ aiutato ” ottimizzando sempre di più il loro uso.
La mente è stupida quanto la muscolatura, tu gli dici di fare quella cosa, e lei esegue. Ovviamente se chiedi al tuo bicipite di sollevare un peso molto oneroso, ti farà sentire la sua fatica al punto da provocarti sgradevoli sensazioni dolorose che tenderebbero a sconsigliarti di attuare quel movimento. Allo stesso modo la mente: fare un ragionamento complesso senza avere le basi adeguate a sorreggerlo implicherà una fatica non poco importante che scoraggerà la persona a proseguire per quella strada.
Facciamo un altro esempio: chiedere ad un ragazzino di quinta elementare di compiere dei calcoli statistici applicando qualche operatore matematico tipico dell’esame di Analisi 2, lo porteranno prima a guardarci strano e poi a riprendere la palla con cui ( povera anima ) stava giocando pochi minuti prima.
La mente fa lo stesso: se presentassimo ad una persona la realtà settaria di un qualche culto religioso estremo che spreme soldi alle persone, la prima cosa che farebbe sarebbe un totale rifiuto al riguardo con conseguente denuncia alle forze dell’ordine come finanza o carabinieri ( o anche entrambe ).
Le sette sanno benissimo questa cosa, e non si presenteranno mai nel loro vero aspetto difronte a potenziali nuovi adepti. Infatti i primissimi approcci sono di tipo affettivo: donano a persone bisognose di attenzioni, proprio quello che esse vogliono per far attecchire nelle loro menti segnali estremamente positivi che le faranno sentire importanti, esattamente come loro vorrebbero.
Capito? Le persone che mancano di affetto non sanno lavorare sui loro pensieri direzionandoli verso una sana autostima, ma si lasciano soggiogare da altri che ( solo inizialmente ) faranno per loro la fatica di trattarli bene e “ amarli ” come loro vorrebbero addirittura senza fargli fare la fatica di doversi creare queste cose belle da soli.
Semplici gesti affettivi fatti a questo scopo adesso non vi sembrano più tanto insignificanti vero?
La mente non vuole fare fatica, e quindi c’è solo un modo per convincerla a riuscirci: la motivazione.
La motivazione però non è uguale per tutti e bisogna conoscere e capire come è strutturata la nostra mente per “ andarle incontro ” con le motivazioni a lei più congeniali e cioè con il premio che essa desidera di più.
È inutile promettere a noi stessi come premio per degli sforzi un nuovo libro se quello che desideriamo più al mondo è un animale domestico.
Dobbiamo ( per così dire ) prendere per la gola la nostra mente e prometterle premi adeguati e graduali nei suoi confronti se vogliamo farla lavorare.
Quale persona farebbe mai un compito impegnativo senza prometterle una premio?
I dipendenti lavorano per avere uno stipendio; gli stessi volontari non fanno nulla gratuitamente. Il loro premio ( per esempio ) è dato dalla possibilità di instaurare relazioni sociali e sentirsi di essere utili a persone che hanno bisogno di essere aiutate anche solo con un pasto caldo.
La mente per salire di livello in livello ha bisogno di pause e graduali gratificazioni perché nemmeno lei lavora senza motivazione, perciò il modo migliore per ottenere la salita costante di quegli scalini è senza dubbio accontentarla nel modo giusto.
Quindi se volete ottenere risultati è fondamentale prima di tutto capire quali che siano i mattoncini alla base di ciò che vogliamo ottenere e poi partire con piccoli gesti, piccole azioni, piccoli pensieri.
Sì, è faticoso anche cambiare pensieri, ma è proprio da là che si comincia.
Sono i pensieri che cambiano la vita.
Cambiate anche solo un pensiero al giorno e vedrete che risultati nel corso delle settimane.
Ma se non c’è volontà legata ad una motivazione chiara alla base della persona, potrete promettere monti e mari, quell’individuo non vorrà mai andare oltre il suo orticello.
Fate conto, per una persona tipicamente malinconica sarà davvero difficile anche solo chiederle di formulare un commento piacevole riguardo un evento simpatico accaduto quella mattina, perché a lei non importa di andare fuori dallo schema, perché quello schema malinconico la soddisfa e non ha alcuna ragione di uscirne.
Sì: avere ragione dà estremamente piacere… ma è meglio avere ragione o migliorare?
Perciò ricordate, la scintilla alla base di ogni cosa è la formulazione di una domanda: “ è davvero come la penso io? Oppure… c’è qualcosa che non necessariamente ho considerato? Ho davvero tutta la ragione? ”
Il dubbio è il più insignificante e fondamentale mattoncino che essere umano abbia mai usato per costruire le meraviglie di tutti i tempi.
Il dubbio è importante: usatelo.
Grazie a Viktoria per l'immagine.
Sempre vostra, Iro Järvinen
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