Quando una persona viene in contatto con me e fa domande sul mio lavoro, devo essere sincera: non so mai da dove partire e succede che ogni volta scelgo un bandolo diverso di questa enorme quanto interessante matassa.
Alle volte sono partita parlando della grafologia di tipo educativa, per capirci quella che si occupa di rieducare al gesto grafico i bambini che hanno sviluppato un errato movimento della mano nel corso delle scuole elementari ( o comunque disgrafie in generale ).
Altre volte sono partita dalle difficoltà che una persona riscontra dal suo contesto sociale, ma che non riesce a motivare ( per capirci: la persona è convinta di essere molto precisa sul lavoro, ma tutti le dicono il contrario ). Ma il modo che preferisco per cominciare ad argomentare l’importanza di un percorso con un grafologo è proprio chiedendo: vuoi viaggiare con me alla scoperta del tuo meraviglioso mistero?
Ci sono persone estremamente motivate che acconsentono e alla fine rimangono deluse, poi ci sono persone estremamente ritrose che ne rimangono affascinate, quelle confuse che forse si faranno le idee un po’ più chiare, quelle con le idee chiare che usciranno dallo studio con le idee più confuse… insomma: ne ho elencati alcuni esempi, ma potrei proseguire ancora per una pagina intera.
Le persone purtroppo ( o per fortuna ;) ) non conoscono la grafologia, non sanno come approcciarvisi, ma soprattutto non pensano che possa essere uno strumento valido, in quanto non lo hanno mai sperimentato, se non nei salotti di qualche amico che ne ha parlato come se ne parla per l’oroscopo e i tarocchi.
Generalmente, data la sua validità scientifica, la grafologia è conosciuta in ambito peritale come mezzo di validazione di firme su documentazione legale, oppure per la rieducazione del gesto grafico ( come accennavamo in precedenza ). Dato che io non conosco né il primo né il secondo ambito, ho il profondo desiderio di coinvolgere le persone in quei due ambiti con cui amo tanto lavorare: il profilo di personalità e la compatibilità di coppia.
La grafologia impiega tempo e pazienza per essere efficacie in questo contesto ( almeno secondo me ) perché si sta pur sempre parlando di una persona che ha deciso di affidarsi ad uno sconosciuto per lasciarsi “leggere” nella sua personalità, perciò quando, chiusa nel mio studio, effettuo un profilo mi assicuro di aver parlato con l’assistito e ascoltato il suo modo di vedere le cose.
Poi raccolgo sue grafie ( anche passate se possibile ), faccio il test dei tre alberi e il test stelle e onde; si tratta di test proiettivi che aggiungono sfumature e dettagli riguardo la personalità dell’assistito, permettendomi di avere difronte a me una quantità di dati che si valideranno a vicenda nel momento in cui effettuerò le osservazioni e gli intrecci di segni grafologici al fine di determinare la struttura della personalità.
Nel mio lavoro amo tutti i momenti passati con e senza l’assistito, ma quello che amo di più è il momento in cui ho il profilo scritto fra le mani e guardando la persona le dico: “ti va di cominciare? Te la senti?”
La persona deve sentirsi a suo agio. Deve sapere che non la giudicherò qualsiasi cosa io sappia di lei, perché siamo umani e con le personalità non si scherza.
Sto sempre molto attenta, e anche quando sono sicura al 100% del mio lavoro, chiedo sempre permesso e soprattutto chiedo alla persona di correggermi se dovessi sbagliare.
Diciamocelo: per ora, in tutti i lavori che ho fatto, ho sempre sentito le parole: “sì, è vero”.
Non sono né una strega tanto meno una veggente. Io mi baso sul metodo scientifico e sulla mia esperienza, e spero di migliorare di profilo in profilo; sono consapevole inoltre che farò degli errori, ma non mi scoraggio. Faccio quello che amo e mi rende felice fare qualcosa che mi realizza.
Di solito le sedute con me si sviluppano in diverse date, per due motivi: il primo riguarda il bisogno della persona di conoscermi e mettersi a suo agio con me, il secondo motivo è importante per me: mi aiuta ad entrare in contatto con la persona e capire di cosa lei ha bisogno.
È già successo che la persona non fosse pronta ad affrontare determinati argomenti che le stessa richiedeva. Non posso forzare i tempi di chi ho davanti. Se una persona non è pronta a sentirsi dire di possedere certe sue caratteristiche peculiari, benché la accompagnino da sempre, io ho il dovere di temporeggiare nel mentre che trovo un modo delicato per renderla consapevole o anche di non dirle proprio nulla.
Io credo profondamente che un grafologo abbia il dovere di far sentire una persona accettata al fine di darle la possibilità di poter riflettere, subito o in futuro, su se stessa e sulla vita che sta vivendo.
Il grafologo non è un terapista. Non ha alcuna facoltà di curare o diagnosticare nulla: il grafologo è uno specchio dentro cui la persona ha la possibilità di riflettere sé stessa, o anche un fotografo della personalità che permette all’assistito di guardarsi in modo più distanziQuando una persona viene in contatto con me e fa domande sul mio lavoro, devo essere sincera: non so mai da dove partire e succede che ogni volta scelgo un bandolo diverso di questa enorme quanto interessante matassa.
Alle volte sono partita parlando della grafologia di tipo educativa, per capirci quella che si occupa di rieducare al gesto grafico i bambini che hanno sviluppato un errato movimento della mano nel corso delle scuole elementari ( o comunque disgrafie in generale ).
Altre volte sono partita dalle difficoltà che una persona riscontra dal suo contesto sociale, ma che non riesce a motivare ( per capirci: la persona è convinta di essere molto precisa sul lavoro, ma tutti le dicono il contrario ). Ma il modo che preferisco per cominciare ad argomentare l’importanza di un percorso con un grafologo è proprio chiedendo: vuoi viaggiare con me alla scoperta del tuo meraviglioso mistero?
Ci sono persone estremamente motivate che acconsentono e alla fine rimangono deluse, poi ci sono persone estremamente ritrose che ne rimangono affascinate, quelle confuse che forse si faranno le idee un po’ più chiare, quelle con le idee chiare che usciranno dallo studio con le idee più confuse… insomma: ne ho elencati alcuni esempi, ma potrei proseguire ancora per una pagina intera.
Le persone purtroppo ( o per fortuna ;) ) non conoscono la grafologia, non sanno come approcciarvisi, ma soprattutto non pensano che possa essere uno strumento valido, in quanto non lo hanno mai sperimentato, se non nei salotti di qualche amico che ne ha parlato come se ne parla per l’oroscopo e i tarocchi.
Generalmente, data la sua validità scientifica, la grafologia è conosciuta in ambito peritale come mezzo di validazione di firme su documentazione legale, oppure per la rieducazione del gesto grafico ( come accennavamo in precedenza ). Dato che io non conosco né il primo né il secondo ambito, ho il profondo desiderio di coinvolgere le persone in quei due ambiti con cui amo tanto lavorare: il profilo di personalità e la compatibilità di coppia.
La grafologia impiega tempo e pazienza per essere efficacie in questo contesto ( almeno secondo me ) perché si sta pur sempre parlando di una persona che ha deciso di affidarsi ad uno sconosciuto per lasciarsi “leggere” nella sua personalità, perciò quando, chiusa nel mio studio, effettuo un profilo mi assicuro di aver parlato con l’assistito e ascoltato il suo modo di vedere le cose.
Poi raccolgo sue grafie ( anche passate se possibile ), faccio il test dei tre alberi e il test stelle e onde; si tratta di test proiettivi che aggiungono sfumature e dettagli riguardo la personalità dell’assistito, permettendomi di avere difronte a me una quantità di dati che si valideranno a vicenda nel momento in cui effettuerò le osservazioni e gli intrecci di segni grafologici al fine di determinare la struttura della personalità.
Nel mio lavoro amo tutti i momenti passati con e senza l’assistito, ma quello che amo di più è il momento in cui ho il profilo scritto fra le mani e guardando la persona le dico: “ti va di cominciare? Te la senti?”
La persona deve sentirsi a suo agio. Deve sapere che non la giudicherò qualsiasi cosa io sappia di lei, perché siamo umani e con le personalità non si scherza.
Sto sempre molto attenta, e anche quando sono sicura al 100% del mio lavoro, chiedo sempre permesso e soprattutto chiedo alla persona di correggermi se dovessi sbagliare.
Diciamocelo: per ora, in tutti i lavori che ho fatto, ho sempre sentito le parole: “sì, è vero”.
Non sono né una strega tanto meno una veggente. Io mi baso sul metodo scientifico e sulla mia esperienza, e spero di migliorare di profilo in profilo; sono consapevole inoltre che farò degli errori, ma non mi scoraggio. Faccio quello che amo e mi rende felice fare qualcosa che mi realizza.
Di solito le sedute con me si sviluppano in diverse date, per due motivi: il primo riguarda il bisogno della persona di conoscermi e mettersi a suo agio con me, il secondo motivo è importante per me: mi aiuta ad entrare in contatto con la persona e capire di cosa lei ha bisogno.
È già successo che la persona non fosse pronta ad affrontare determinati argomenti che le stessa richiedeva. Non posso forzare i tempi di chi ho davanti. Se una persona non è pronta a sentirsi dire di possedere certe sue caratteristiche peculiari, benché la accompagnino da sempre, io ho il dovere di temporeggiare nel mentre che trovo un modo delicato per renderla consapevole o anche di non dirle proprio nulla.
Io credo profondamente che un grafologo abbia il dovere di far sentire una persona accettata al fine di darle la possibilità di poter riflettere, subito o in futuro, su se stessa e sulla vita che sta vivendo.
Il grafologo non è un terapista. Non ha alcuna facoltà di curare o diagnosticare nulla: il grafologo è uno specchio dentro cui la persona ha la possibilità di riflettere sé stessa, o anche un fotografo della personalità che permette all’assistito di guardarsi in modo più distanziato e magari con più obiettività. In tutto questo il grafologo non ha alcun potere se non di rimandare ciò che vede basandosi su dati obiettivi ( i segni grafologici e i test proiettivi ).
Se la persona dovesse prendere coscienza di determinati suoi lati e sentisse la necessità di un percorso, il grafologo avrebbe il dovere di farsi da parte e consigliare senza dubbio il parere di un esperto dedicato.
Ripeto, il grafologo non ha alcuna facoltà terapeutica e / o sanitaria. Il grafologo è una figura che non pretende nessun titolo. Il grafologo vuole essere una figura obiettiva che favorisce l’introspezione, niente altro.
Il consiglio che do, è quello di scoprirlo anche in veste di accompagnatore nell’orientamento al lavoro, orientamento al percorso universitario e soprattutto nella compatibilità di coppia.
È uno strumento molto utile anche per le aziende e le agenzie per il lavoro: permette in poco tempo di selezionare i profili migliori per occupare precise posizioni lavorative.
Nei prossimi articoli parlerò della mio fiore all’occhiello: l’analisi Focus, ma anche di tutta quella rosa di possibilità che ho elencato e che permette alle persone dei salti di qualità in diversi punti di vista.
Per concludere: per conoscere meglio se stessi è importante fare un lavoro per gradi e con molta delicatezza. Purtroppo il grafologo non è immune da errore per quanto possa essere esperto. Quindi abbiate pazienza e parlatene con il grafologo se compie delle incorrettezze. Ricordate sempre: il grafologo è un’isola franca dove potrete essere voi stessi, con pregi e difetti: prometto che non rimarrete delusi :)
A summary is important to get about the topic:
1. Vuoi viaggiare con me alla scoperta del tuo meraviglioso mondo?
2. Le persone non conoscono la grafologia e / o i grafologi;
3. Peritale e rieducazione al gesto grafico;
4. Come lavoro io;
5. Il grafologo non è un terapista;
6. Orientamento al lavoro, alla facoltà universitaria, selezione del personale e compatibilità di coppia;
7. Conclusione.
Grazie di cuore per aver letto. Rimanete in linea per altri articoli da condividere insieme.
Iro Järvinen
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Iro Järvinen