Pennini, la grafologia è un’arte ( che poi diverrà scienza con la sua epistemologia ) relativamente giovane, per il semplice motivo che non c’era molto materiale di studio prima della diffusione dell’istruzione anche alle classi meno abbienti.
Pensateci. Finché la scrittura rimane una conoscenza di pochi, ecco che non risulta semplice reperire materiale adeguatamente variegato per studiarci sopra una metodologia di studio della personalità.
Tutto, nel Medioevo, era relegato all’interno delle abazie e dei monasteri che replicavano, attraverso gli amanuensi, testi su testi in maniera più artistico pittorica che personale: in questo senso non c’era molta possibilità che attraverso la grafia potesse trasparire una qualche forma espressiva di sé, era tutto troppo “ quadrato ”. La scrittura come mezzo automatizzato non era ancora cosa di tutti i giorni, ed è qui che la grafologia prende forma e può svilupparsi.
Le persone che analfabete si affidavano agli scrivani, che facevano prodotti di tipo calligrafico, molto curato, dedito alla ricercatezza e all’estetica: niente di utile per un’analisi di tipo grafologico.
Spoiler! Le grafie bellissime….non necessariamente sono grafologicamente belle. Per capirci: prendete una amanita muscaria: è bellissima… ma potete immaginare il resto.
Per la grafologia è avvenuto ciò che accadde per ogni campo di studi: sorgono e prendono forma quando il tempo è maturo, chiaramente quando le condizioni necessarie al loro sviluppo si verifichino.”
In passato era più in voga la cosiddetta fisiognomica: l’arte di determinare la personalità a partire dall’aspetto fisico di un individuo… ahimè rimarrà relegata ad una mera pseudoscienza.
Dello studio che identificava il legame fra scrittura e personalità, se ne parlerà in modo costante nel XVII secolo accostandola alla fisiognomica, dalla quale si staccherà dopo il 1850, pur restando ai margini della psicologia ufficiale.
Il primo grafologo della storia ( o che comunque può considerarsi tale ) fu Prospero Aldorisio, medico napoletano e figlio di Giovanni Battista Aldorisio, un filosofio Aristotelico del tempo.
Di lui se ne parla in una lettera del 1609 fra Giovanni Frigiolo e Giovanni Battista Solari ( gente delle Maestà Serenissime di Polonia e Svezia ) che verrà pubblicata nel 1610 da Girolamo Bordoni.
“Lettera nella quale si ragiona intorno alla nuova scienza detta l'Idengrafia da Prospero Aldorisio ritrovata”. Il contenuto della lettera, costituito dalla conversazione di Frigiolo e di altri amici avuta con l'allora diciottenne Aldorisio, illustra le capacità grafologiche, al limite della sensitività, di Aldorisio e si pongono il quesito riguardo il nome più adatto da dare a questa nuova scienza. Anche in questo testo si rimarca l’unicità della scrittura e l’influsso delle qualità personali su di essa, dedotto applicando un principio filosofico:
“L’inventore (Aldorisio), osservando che tutti gli uomini che scrivono fanno così vari e differenti caratteri nelle loro scritture, e notando che è una delle forti risoluzioni della Natura far cambiare i segni grafici secondo la varietà degli uomini, venne alla conclusione che la diversità delle varie scritture prodotte dagli uomini potesse implicare in loro alcune varietà in principi, qualità o natura.”
E dal 1609 ne abbiamo fatta di strada.
Parlerò degli altri autori nelle prossime pubblicazioni.
Grazie a Pixabay per l'immagine
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Sempre vostra, Iro Järvinen.
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