Grafologia teorica e pratica

Le porte della felicità

Mi hanno detto che le porte del paradiso si aprono tirando e non spingendo. Quindi saresti disposto a fare un passo indietro per avere la felicità?
 
A dire il vero queste parole… non mi ricordo bene dove io le abbia sentite. Forse non importa e forse non importerà mai a nessuno, quello che ritengo sia importante, è che le stiate leggendo.
 
Io stessa spingo spesso quelle porte, e forse qualche volta lo faccio perché sono disperata e non riesco a pensare altro che al fatto che vorrei stare meglio di come sto in quel momento, ma quando mi calmo, allento i muscoli e chiudo gli occhi fermandomi, finisco a piangere rimanendo là dove sono, appoggiata a quelle sontuose porte intarsiate.
Qualche volta ricomincio a spingere, ma piangendo.
Imbratto con le mie lacrime la soglia ed è talmente bagnato per terra che mi rendo conto troppo tardi che si è fatto scivoloso.
Cado all’indietro e per sorreggermi afferro la maniglia e tiro anche lei con me. Il risultato è pazzesco: si apre uno spiraglio.
A quel punto mi asciugo le lacrime e riprovo, ma la porta si chiude.
Forse in quell’istante nato per sbaglio c’è tutta una vita di sofferenze inespresse, che hanno dato luce alla scelta giusta. Scelta che ahimè non conoscevamo veramente, ma che potevamo sentire esattamente come una eco in un deserto nebbioso: sentiamo il suono e più camminiamo e più sbagliamo strada, specialmente quando una parete rocciosa distorce la eco e ci porta dove non vogliamo, ma è solo camminando che possiamo imparare la strada.
 
Nella notte più buia e nel dolore più acuto, è nelle lacrime che ritroveremo la via, tanto vicina quanto irraggiungibile.

Grazie a Jatuphon Buraphon per l'immagine.

Sempre vostra, Iro Järvinen.
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