Grafologia teorica e pratica

Il pensiero oggettivo e il pensiero soggettivo

Ci sono due modi di comunicare con le persone: facendo discorsi oggettivi, quindi considerando solo gli accadimenti escludendo completamente la propria opinione, oppure facendo discorsi soggettivi, e quindi includendo per lo più opinioni e gusti personali.
 
Si escludono a vicenda queste due modalità, ma sono profondamente complementari fra loro; infatti non potremmo essere persone originali se non ci distinguessimo fra noi con i nostri gusti e le nostre tendenze tipiche, se fossimo delle macchine macina dati oggettivi non avremmo emozioni di alcuna natura e saremmo tutti identici come dei PC.
 
Come spero sempre di far trapelare dai miei articoli, cerco di condividere l’idea che la verità sta sempre ( più o meno ) nel mezzo e che qualunque estremo è sempre da evitare, in quanto per riequilibrarsi scatenerà sempre reazioni altrettanto estreme dentro e fuori la nostra testa.
 
L’articolo di oggi mi è estremamente caro e credo che lo riprenderò in più salse in futuro, a costo di ripetermi, in quanto è estremamente importante per me rendere partecipi le persone del fatto che è fondamentale sapersi modulare il più possibile davanti alle situazioni che ci presenta la vita.
 
Che cos’è il pensiero soggettivo?
L’enciclopedia Treccani enuncia: […] Che riflette idee e sentimenti personali, preferenze individuali.
Nel soggettivare noi tendiamo a interpretare la realtà ( essenzialmente ) come piace noi e con il nostro modo personale di identificare e leggere gli eventi.
Ci sono persone che credono in diverse religioni. Ognuna di loro pensa e vive il mondo secondo una visione contornata da dettami del culto a cui più preferiscono aderire, ovviamente senza mai dimenticare che loro stessi interpreteranno il culto stesso in maniera personalissima ed inimitabile.
Il pensiero soggettivo è assolutamente volatile, imprevedibile e non può essere omologato in nessuna ideologia uguale per tutti.
Soggettivare è “ facile ”, se così si può definire l’idea che questa maniera di pensare passiva e dettata dalle emozioni che più ci prendono e ci caratterizzano in quel momento.
Soggettivando noi ci sentiamo direttamente coinvolti in eventi anche estremamente lontani da noi, ma che magari apparentemente ci fanno sentire vittime o carnefici o peggio ancora salvatori di situazioni più o meno reali.
Essere soggettivi è una modalità di pensiero estremamente veloce, che tende ad una interpretazione immediata per permetterci di salvarci in caso di pericoli imminenti.
 
Fortunatamente nella nostra società occidentale è abbastanza difficile rimanere senza cibo o beni di prima necessità e generalmente non ci si trova guerriglie sotto casa con il pericolo di beccarci un proiettile.
 
Passiamo al pensiero oggettivo.
 
Piccolo excursus: in teoria i giornali dovrebbero essere i primi divulgatori del pensiero oggettivo, in quanto il loro scopo sarebbe trasmettere le informazioni riguardo gli eventi in modo freddo e distaccato considerando solo i dati di fatto, ma come ben sappiamo le testate stesse sfruttano il sensazionalismo e si distinguono fra loro per una inclinazione politica più o meno precisa ( se non è la politica è l’economia o la religione, e chi più ne ha più ne metta ) che viene trasmessa grazie alla modulazione delle emozioni e del velo di giudizio che aleggia sopra gli articoli, costituendo così la platea di lettori che ogni giorno acquistano e si informano presso una redazione o l’altra.
Purtroppo gli articoli devono vendere e dopotutto non me la sento di biasimarli e basta, in quanto queste aziende vengono incontro al desiderio della platea, pensateci al riguardo. Se la gente non piace ciò che la redazione scrive: la redazione chiude.
Quindi la realtà è una lama a doppio taglio: c’è chi offre e chi domanda, e il potere vibra sopra questo bipolarismo assolutamente dipendente sia da chi offre che da chi domanda, prima di urlare al complotto, pensateci bene chi ha davvero il potere, se voi o l’oligarca di turno.
 
Proseguiamo.
Il pensiero oggettivo è essenzialmente la capacità di accogliere tutti i dati possibili di un determinato fenomeno, saperli analizzare e leggere poi senza farsi influenzare da bias cognitivi ( le conseguenze del pregiudizio, il bias cognitivo ). Togliere un solo bias cognitivo autonomamente è una azione difficilissima... toglierne due o tre insieme è assolutamente impensabile. Sarebbe come togliere tre ruote all’auto mentre siamo in corsa ai 130 km \ h in autostrada. Al massimo ci si può prima fermare, ma poi alla fine dovremmo chiamare il meccanico. Se proprio insistete potete anche tentare di sostituire voi le ruote una volta fermi, ma non le avete al momento della fermata… perciò dovrete comunque chiamare l’assistenza.
Andiamo avanti.
Il pensiero oggettivo inoltre è un pensiero che deve risultare ( per logica di eventi ) riproducibile e standard: tutti devono poterlo replicare allo stesso modo e quindi deve per forza essere coerente con sé stesso.
Avete mai visto cosa dicono i complottisti? Ci sono gruppi che dicono una cosa riguardo la terra piatta, altri che credono allo stesso concetto ma con dettagli e rivisitazioni diverse, per non parlare di tutte le aggiunte che ci fanno quando parlano di tutte le altre teorie del complotto. Non c’è un complottista che dica la stessa identica cosa di un altro complottista. Questo perché non è assolutamente oggettivo. Non ci sono fonti riproducibili, non ci sono prove, non ci sono dimostrazioni attendibili, non ci sono ragionamenti razionali logici basati sulla statistica. Tutti credono di dire la stessa cosa, ma alla fine se si parlassero cambierebbero nuovamente idee. Non c’è coerenza nelle ideologie del complotto. Ergo questo è un ragionamento soggettivo. Il soggettivo è originale e non riproducibile. La “ verità ” che affermano, va a sentimento in base a cosa li rappresenta di più in quel momento. Sono fenomeni psicologici del singolo e sociologici delle masse, estremamente importanti e delicati, e credo che li spiegherò più avanti, attualmente sto ancora acquisendo informazioni al riguardo.
Riprendiamo. Il pensiero oggettivo consente e prevede la presenza dell’errore come aspetto sistematico di qualsiasi attività, e lo calcola in tutti gli aspetti conosciuti in quel momento storico. Inoltre lo considera come parte integrante della ricerca. La ricerca infatti ( specialmente dopo l’intervento di K. Popper ) non funziona solo per verificazione, cioè il procedimento che mira a provare la verità o l'esattezza di qualcosa, attraverso la verifica, ma sfrutta anche il principio di falsificazione, cioè l’uso dell’errore come prova che la teoria affermata non è completamente verificabile secondo gli standard stabiliti precedentemente alla scoperta dell’errore.
Per capirci: se vogliamo verificare che i cigni siano tutti bianchi, quanti cigni dovremmo continuare a cercare prima di stabilire che l’assioma “ la specie del cigno è bianca ” sia completamente verificato? 100 esemplari? 1000? 10 000? magari arriveremo anche a 9 999 cigni bianchi, ma al ritrovamento anche di un solo cigno nero, l’intera ricerca fatta su 10 000 esemplari risulterà non più verificata dall’assioma “  la specie del cigno è bianca ”, ma andrà modificata inserendo la specifica che “ la specie del cigno è principalmente bianca e alle volte nera ”. in questo modo si proseguirà con l’individuazione di altri esemplari che confermino ulteriormente la definizione o arrivino addirittura a screditarla un’altra volta.
Esatto. Si procede per tentativi e si cerca di allargare sempre di più le teorie al fine di renderle sempre più generali e applicabili al contesto di riferimento.
Perciò non è vero che la scienza ha la verità in mano, ma si muove sempre con il tentativo di migliorarsi per descrivere in modo sempre più accurato e fedele la realtà che sta studiando.
Nel pensiero soggettivo la persona ritiene di non avere nulla da imparare e di avere tutti gli strumenti di cui ha bisogno per descrivere la realtà che vive. Questo dopotutto va anche bene se si è persone dedite a quotidianità per lo più semplici e casalinghe, ma un ricercatore nel suo lavoro non può permettersi di fare come vuole, ci sono delle regole ben chiare nella comunità scientifica, regole stabilite negli anni proprio grazie a verifiche e falsificazioni via via sempre più ampie complesse e specializzate.
Ci sono persone che passano l’intera vita accademica e di ricerca a studiare branche così di nicchia nel loro reparto di studi, da poter dire che in realtà sanno studiare solo quel campo, è per questo che da molto tempo, all’interno della ricerca, si lavora in équipe, è una regola fondamentale quella di collaborare. Senza collaborazione la scienza non potrebbe andare avanti.
Attenzione. Non sto parlando tentando di deificare la scienza. Niente niente ho detto più volte che all’interno di questa realtà umana l’errore è fondamentale per evolversi, e si cerca di vedere la realtà per quello che è: complessa e sempre più intricata.
 
Il pensiero oggettivo è una parte della vita dell’uomo, e salva vite ogni giorno, ne è una dimostrazione la scienza medica.
Il fatto è che la scienza al momento non sa ancora spiegare tanti di quei quesiti umani che ritengo abbia ancora molto da lavorare prima di potervi rispondere in maniera adeguata. Io però ho potuto usufruirne, e sono salva grazie alla scienza. Fossi nata qualche secolo fa sarebbe bastato un taglietto con un ferro infetto per mandarmi in sepsi e farmi morire di lì a pochi giorni.
 
Il pensiero oggettivo fa errori esattamente come quello soggettivo, con la differenza che il primo lo sfrutta per evolversi ed imparare, mentre il secondo è orgoglioso, la prende sul personale e si involve ancora di più chiudendosi nel suo guscio.
Ma perché allora tutte queste persone rifiutano la comunità scientifica e la declassano a mero gruppo di pazzi che cercano di comandare il mondo?
Ci sono tante spiegazioni, ma per oggi ne dico una abbastanza semplice. Come spiegavo nei miei vecchi articoli ( in particolare quello sui tre cervelli Cervello, abitudini e una grafologa curiosa ) il cervello è strutturato in tre livelli ( per così dire… per ora mi interessano solo quei tre livelli ):
    I. Rettiliano: deputato alla percezione delle informazioni, gestione dei bisogni primari (fame, sete, sonno, riproduzione … ) e le azioni veloci di sopravvivenza ( individuazione dei pericoli, reazioni veloci,… );
    II. Mammifero: bisogno di affetto e relazioni, i nostri gusti, qui escludiamo tutto ciò che non ci piace e accettiamo ciò che ci piace.
    III. Neocorteccia: pensiero critico e razionale. Analisi e gestione dei dati.
 
Ecco. Come ho spiegato più e più volte, ( tranquilli :) lo rispiego ancora senza problemi ) ogni cervello è gerarchicamente più importante dell’altro. Quindi se prima non possiamo mangiare non ce ne frega un bel nulla che ci abbiano pagato la facoltà di filosofia per farci la laurea, santo cielo abbiamo fame!
Se abbiamo la pancia piena, non ci importa nulla di capire la situazione economica mondiale vogliamo sentirci amati e ricevere affetto.
Quando saremo sazi, al sicuro e coccolati allora avremo la forza di fare anche ragionamenti speculativi che non debbano necessariamente dimostrarci che abbiamo ragione.
 
Allora questo che vi ho scritto è coerente con il concetto di piramide di Maslow - https://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_di_Maslow
Questa piramide dei bisogni non è stata posizionata a caso. Alla base ci sono i bisogni più impellenti, e via via che si sale si va sempre di più verso bisogni raffinati e risulta sempre più facile per una persona abbracciare ideali critici e oggettivi. Infatti il cervello critico è solo l’ultimo passaggio nello sviluppo di un ragionamento, prende un sacco di tempo ed è un lavorio complesso che difficilmente una persona sarà in grado di raggiungerlo senza farsi guidare da chi è più esperto nel campo.
Ovviamente la piramide di Maslow è una teoria abbastanza criticata, in quando i bisogni della persona possono essere anche riposizionati dalla persona stessa, quando abbiamo bisogno di mangiare ( bisogno primario ) ma vogliamo fare lo sciopero della fame per protestare ( necessità molto più fine e strutturata ) siamo in grado di andare oltre la mera necessità di cibo e ci teniamo i crampi della fame.
Invertire le posizioni dell’importanza dei bisogni è possibile, non se prima non viene rispettata nel suo ordine. Riprendendo l’esempio di prima, se aveste sofferto il problema della fame per lungo tempo, non vi passerebbe per l’anticamera del cervello di privarvi del cibo per perorare una causa.
 
Voi mi direte: e mo’ ?
Arrivo al dunque.
Se manchiamo dell’aspetto affettivo e di sicurezza di cui ha bisogno il cervello mammifero, il nostro cervello critico metterà a disposizione i propri mezzi non per ragionare lucidamente su dati di fatto, ma per alimentare in modo errato l’ego di una persona al fine di sostenerla nel suo bisogno di venire accolta affettivamente con modalità comportamentali distorte. Ed ecco che non ci importa più di verificare la differenza fra i fatti e le opinioni che sentiamo raccontare da chi abbiamo accanto che ci dà ragione e gonfia il nostro falso orgoglio, ma si fa gruppo e ci si auto sostiene a vicenda per sentirsi accolti fra compagni di un fronte comune contro un mostro che vuole distruggerli tutti.
 
Ritengo che queste persone abbiano avuto una vita pesante, dolorosa, difficile e affettivamente poco soddisfacente durante l’infanzia. Le madri dell’epoca non credo proprio passassero il tempo a giocare con i propri figli o ad ascoltarli nei loro bisogni emotivi, ed ecco che il risultato finale è una società spaccata nelle opinioni e che non sa distinguerle dai fatti veri e propri.
 
Quando il mondo che ci circonda ci fa schifo ( e anche a ragion veduta mi verrebbe da dire… La realtà fa schifo. Quale delle due? Tutte e due ) arriviamo ad accettare ideologie di tutte le salse e di strutturare la nostra mente secondo bias cognitivi che ci discolpano da tutto questo, portandoci a puntare il dito contro i potenti e chissà quali loschi figuri oligarchi che vogliono il nostro male, quando se andassimo veramente ad indagare, a loro, di noi, non gliene fregherebbe una benemerita cippa.
 
Il pensiero oggettivo è lento, complesso e va educato in anni di studio, lavoro e impegno con persone che sanno distinguere un dato di fatto con una fonte certa da una opinione detta di pancia a causa di complessi contesti psicologici e sociologici di cui tantissime, anzi troppe persone, ancora ignorano la loro esistenza.
 
Siamo arrivati alla fine di questo lunghissimo cammino tortuoso.
Non disperate, ho in serbo per voi ancora lunghe e impervie mulattiere verso cui inchiostrare i nostri piedi da Pennini, allo scopo di evolverci e non tornare mai più indietro.
 
Avete richieste? Avete dubbi? Curiosità?
I commenti sono là apposta solo per discutere. Ho tanto da imparare da voi: permettetemi di migliorare e costruire contenuti più adatti alle vostre richiesta.
Nel frattempo saluto con un abbraccio.

Grazie a Pixabay per l'immagine.
Sempre vostra, Iro Järvinen
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