Grafologia teorica e pratica

La produttività passiva

Ogni volta che mi siedo sul letto dopo una giornata carica di lavoro ( spesse volte intorno alle 2 del mattino ) mi ritrovo a pensare: ma oggi ho fatto tutto quello che dovevo? Mi sono impegnata abbastanza?
 
La risposta è sempre la stessa: “ domani mi alzo presto e faccio un’oretta di lavoro in anticipo e così posso concedermi della produttività passiva in modo che…” e mi addormento con il pappagallo sulla testa.
 
Il mio guardiano notturno è sempre pronto a dedicarsi a me ad ogni ora del giorno, che io sia sveglia oppure dorma.
Le calopsiti sono animali meravigliosi e hanno un carattere così docile!
A parte quando non gli dai la varietà di fogliame che preferiscono...ecco là si che sono rognosette.
 
Ma quanto è importante dedicare del tempo a noi stessi facendo niente?
 
Andiamo un attimo sotto pelle e guardiamo a come siamo fatti: in genere la struttura microscopica definisce la struttura macroscopica ( esattamente come in grafologia ). 
Il nostro corpo è fatto di cellule di qualsiasi genere e specie, e ( diciamo ) quelle più vicine alla nostra attività decisionale \ lavorativa sono proprio i neuroni.
 
Ma come lavorano? Cosa fanno esattamente?
Se volessimo considerare lo scambio di informazioni come dato fondamentale sulla nostra attività fisiologica su cui basarci per definire come lavora il nostro corpo, sapremmo che le cellule animali sono in grado di compiere dei “ potenziali di azione ”.
Cos’è il potenziale d’azione? Sua eccellenza Wikipedia ci dice che il potenziale di azione è “ un evento di breve durata in cui l’energia di una cellula aumenta rapidamente per poi scendere ”,
In poche parole accetta un impulso caricandosi e poi lo inoltra al neurone successivo scaricandosi, specificando inoltre che la cellula di eccellenza che più è in grado di mostrare questo fenomeno è il neurone.
 
Ogni secondo il neurone è in grado di compiere circa 200 potenziali d’azione.
 
Ma questo piccolo bestiolo è forse capace di pompare segnali costantemente senza mai fermarsi?
Ogni secondo il nostro neurone si prende 2 ms ( millesimi di secondo ) di pausa chiamata tempo di refrattarietà. Di questi 2 ms, il primo rientra nella denominazione di refrattarietà assoluta, significa che per quanto la cellula possa venire sollecitata ( grandi o piccoli stimoli ) non sarà minimamente possibile alcuna risposta da parte sua. Nel millisecondo successivo il neurone rimane in refrattarietà relativa, significa che per quanto sia ancora in fase di riposo esso reagirà ad uno stimolo con una azione potenziale solo se sarà superiore allo stimolo precedente.
Ma perché c’è questa refrattarietà?
Mi scuso per il tecnicismo che sto per spiegare, ma è fondamentale per la comprensione.
 
Il neurone per trasmettere un segnale deve cambiare il suo voltaggio ( carica elettrica ) facendo entrare e uscire ioni ( che sono particelle cariche elettricamente ) dalla sua membrana cellulare. Vediamo nel dettaglio.
 
A riposo il neurone ha un potenziale intorno a -70 mV ( ha una carica negativa ) ; quando arriva uno stimolo la membrana si depolarizza ( quindi cambia la sua carica andando verso la positività ). Il potenziale così aumenta fino a -55 mV ( “ valore soglia ” ) e a quel punto dei canali sulla membrana della cellula ( la pompa sodio/potassio ) fanno entrare ioni positivi sodio facendo proseguire la depolarizzazione della membrana fino a valori di +35 mV, attivando così il potenziale d’azione del neurone fino a +40 mV che permettono la propagazione del segnale al neurone successivo. Il ritorno del potenziale al valore di riposo è favorito da proteine che spingono all'esterno gli ioni sodio in eccesso facendo rientrare il potassio. Il potenziale d'azione dura, nella trasmissione neuronale, circa 2 millisecondi poi la cellula deve ristabilire l’equilibrio degli ioni dentro e fuori dalla sua membrana ( fase di refrattarietà ) per permettere una nuova soglia di riposo al fine di accettare nuovi stimoli.
 
Il riposo non è un momento vuoto. Anzi! È proprio il momento necessario a “ riordinare ” tutte quelle cariche entrate e uscite dalla membrana in modo che tutto quello che è stato movimentato durante l’azione, venga riportato allo stato di quiete necessario per poter riceve nuovi stimoli e quindi proseguire con la stimolazione.
 
Se il neurone stesso ha fondamentalmente bisogno di riposo, come si può pensare che nella nostra vita il riposo sia una azione inutile o addirittura lesiva nei confronti del nostro lavoro?
Apparentemente durante il riposo non facciamo nulla, e invece è solo una fase passiva fondamentale per riordinare tutto e ripartire.
 
Prendetevi delle pause. Datevi tempo: il neurone ha dei limiti, e voi di conseguenza ( siete pur sempre fatti di neuroni ).
Per questo è fondamentale rompere i macro obiettivi in micro obiettivi che permettano più fasi di riposo; questa azione consapevole nell’organizzazione rende tutto più fattibile e anzi! Ci permette di ricaricarci ed essere al meglio delle nostre capacità per affrontare la giornata successiva. Magari questa idea ci attiva il bias cognitivo che ci fa credere che il riposo allunghi i tempi e apparentemente facendovi credere che non voi state impegnando abbastanza, ma vi assicuro che  organizzare per micro obiettivi considerando le pause è la vita più veloce e breve per raggiungere i vostri scopi, qualsiasi essi siano, garantendo la salute e l’auto rigenerazione del corpo.
 
Se non vi prenderete cura del vostro benessere, sarà il vostro corpo stesso a fermarvi con stanchezza spossatezza e tutti quei mail di testa atroci che vi prendono quando siete costantemente sotto stress.
 
La pausa è la soluzione più salutare, meno costosa e autonoma che vi possa mai capitare nella vita, e se la programmate nella vostra organizzazione, vi permetterà non solo un ottimo lavoro, ma addirittura un fantastico percorso che non metterà a repentaglio il vostro benessere, rendendo la prestazione ottimale e molto più lunga.
 
Sconvolti? Incasinati? Dubbiosi? Ditemelo nei commenti.
 
Sempre vostra, Iro Järvinen.
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